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Scheda di Allevamento

A cura di Andrea Lupardini (Blueyesdragons)

INTRO
La Pogona Vitticeps, detto anche Drago Barbuto, vive nei deserti australiani e può raggiungere i 60 cm. Viene chiamato Drago Barbuto per le sue spine lungo il corpo e per la barba spinosa che presenta sotto la gola che è in grado di gonfiare. In natura,  il colore ancestrale (standard) della Pogona, varia da un  grigio scuro ad un marrone chiaro, mentre il ventre rimane bianco. Negli ultimi anni sono nati vari Morph, cioè delle mutazioni genetiche selezionate naturalmente dall'uomo. La Pogona Vitticeps  è senza dubbio il rettile più ''amico dell' uomo''. E' un sauro curioso e accetta il cibo dalla tua mano.  Molto facile da allevare grazie alla sua tranquillità e robustezza.







 











SCHEDA COMPLETA
Classe: Reptilia
Ordine: Squamata
Sottordine: Sauria
Superfamiglia: Iguania
Famiglia: Agamidae
Sottofamiglia Agamidae: 50 Generi
Genere: Pogona

Il Drago Barbuto dalla Testa Striata, Pogona vitticeps, appartiene agli agamidi, famiglia di sauri che comprende circa trecento specie in due sottofamiglie (agamini - cui appartengono anche i draghi barbuti - e leiolepini - cui appartengono gli uromastici e le agame farfalla) e cinquantadue generi, distribuiti quasi esclusivamente nel vecchio mondo, soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali.

Il genere Pogona
Il genere Pogona, in passato denominato Amphibolurus, comprende otto specie. La sistematica di questo genere è ancora in discussione per quanto riguarda specie e sottospecie. Solo tre specie sono relativamente comuni e facilmente reperibili sul mercato: P. vitticeps la più comune, P. henrylawsoni e P. barbata.
Il nome comune dei Draghi Barbuti descrive una caratteristica della maggior parte delle Pogone, vale a dire la presenza di un collare di spine sul collo, che eretto e con la cute in tensione ricorda una barba, impressione ulteriormente acuita dal fatto che la cute cambia colore in marrone scuro o nero. Le specie in cui questa caratteristica è più marcata sono P. vitticeps, P. mitchelli, P. barbata, P. nullarbor. La maggior parte possiede anche delle spine che corrono lungo i fianchi. In una situazione di pericolo, i dragoni possono aprire la bocca e gonfiare il collo mettendo in mostra la barba, inoltre alzano il corpo e lo appiattiscono lateralmente mostrandolo al pericolo.
Tutti i rappresentanti del genere hanno spine di diversa lunghezza sulla testa triangolare ed in file longitudinali sui fianchi. Sulla schiena, all’incirca all’altezza delle spalle, si possono osservare piccoli campi di spine.
Le specie più piccole raggiungono i 30 cm, mentre le più grandi possono superare i 60 cm, di cui la coda rappresenta circa la metà. Gli arti sono corti e robusti come anche le unghie. Il corpo è appiattito dorsoventralmente.
Tutti i rappresentanti del genere sono originari del continente australiano che hanno colonizzato interamente, ad eccezione dell’estremo nord e della punta nord occidentale.
Sono animali diurni che abitano aree secche e calde, semidesertiche ed arbustive. Le postazioni preferite di riposo, controllo del territorio ed insolazione sono arbusti, alberi e rocce. Sono onnivori e si alimentano sia di vegetali e frutta sia di qualsiasi piccolo animale riescono a catturare. Sono tutti ovipari.

ANATOMIA DELLA POGONA VITTICEPS
Il corpo è appiattito dorso ventralmente, le zampe corte e robuste e la testa triangolare. Serie di squame localizzate soprattutto ai lati della testa e sulla linea laterale del corpo sono modificate in spine. Le Pogone hanno la capacità, particolarmente sviluppata nei maschi, di espandere i sacchi gulari a scopo intimidatorio e di corteggiamento, da qui il nome comune di Drago Barbuto. L’espansione avviene grazie all’azione dell’apparato ioideo (un sistema di piccoli ossicini) e la cute assume una colorazione scura, aumentando l’effetto visivo. Parte della mucosa orale (esclusa la lingua) può avere colorazione gialla o rossa.
La colorazione ancestrale è variabile. Il colore di base può essere grigio di varie tonalità di marrone fino a rosso, variegato sul dorso in base alla provenienza.
La variabilità cromatica nelle cucciolate è molto accentuata, non è quindi certo che da genitori con determinate caratteristiche cromatiche nasca una progenie uniforme con gli stessi tratti. Può essere in ogni modo utile valutare la colorazione del padre piuttosto che basarsi sulle tonalità dell’animale da giovane. La colorazione definitiva si evidenzia a diversi mesi di vita (anche un anno).
La tonalità della livrea come in altri sauri è influenzata anche da vari altri fattori quali la temperatura, l’esposizione a luce solare e raggi ultravioletti, lo stato emotivo del soggetto etc.
In cattività vive in media circa 10 anni.

HABITAT E COMPORTAMENTO AMBIENTALE
I Draghi Barbuti vivono in un areale molto esteso che comprende vari biotopi: deserti, savane, foreste semiaride, aree secche ad arbusti. In linea generale sono zone a scarsa umidità atmosferica e soggette a fluttuazioni circadiane di temperatura. Sono attivi di giorno ad una temperatura tra i 28 ed 40°C.
L’assunzione di liquidi avviene prevalentemente via alimentare con i vegetali, le scarse precipitazioni sono accolte con entusiasmo e questo in cattività si rende evidente quando è spruzzata loro acqua, strofinano il ventre e la testa sul suolo bagnato e se l’acqua è sufficiente si abbeverano.
Tendenzialmente tendono a termoregolarsi su punti elevati, quindi secondo il biotopo sceglieranno alberi, arbusti, rocce etc. che permettono loro anche di controllare visivamente un determinato territorio. Al mattino quando si recano su questi punti per innalzare la loro temperatura interna presentano inizialmente una colorazione scura, che permette loro di assorbire maggiormente i raggi solari; quando raggiungono la temperatura corporea ottimale sono di colore chiaro e vivace e abbandonano il "solarium" per iniziare l’attività giornaliera. Se la temperatura s’innalza eccessivamente assumono una colorazione molto chiara e si rifugiano all’ombra. La loro temperatura corporea critica è di 44°C, vale a dire che muoiono se la loro temperatura interna raggiunge i 44°C. È quindi chiaro che in cattività devono avere la possibilità di riscaldarsi adeguatamente, ma anche di spostarsi in un luogo più fresco se si surriscaldano.
Per cacciare di solito cercano un buon punto d’osservazione ed aspettano il passaggio della preda. Predano un’ampia varietà d’invertebrati ed all’occasione piccoli vertebrati come roditori, pulcini ed anfibi ed altri piccoli rettili (compresi esemplari giovani della propria specie). Si nutrono anche di vegetali, che costituiscono anche il 50% della loro dieta, come foglie, fiori e frutti, con una spiccata preferenza verso i fiori gialli.
Manifestano un certo grado di socialità che si manifesta con divisione gerarchica dei soggetti di un gruppo; il maschio dominante (alfa) di solito occupa la postazione più elevata.
Durante la notte o nelle ore eccessivamente calde si riparano in rifugi di vario tipo (tane scavate, anfratti naturali etc.).

BRUMAZIONE
I draghi barbuti vivono in un’area geografica subtropicale in cui avvengono variazioni climatiche stagionali ben definite, con variazione nell’intensità della luce e di temperatura che si ripercuotono sulla loro attività come sulla disponibilità di cibo. Durante il periodo invernale, che in Australia va da giugno ad agosto, molte popolazioni di questi sauri vanno in brumazione, rimangono in pratica in uno stato di metabolismo rallentato all’interno di qualche rifugio. Per brumazione s’intende una diminuzione stagionale d’attività legata ad un abbassamento della temperatura ambientale; non è un vero e proprio letargo, che invece avviene a temperature più basse e con altri meccanismi fisiologici e metabolici.
In linea di principio se un animale in natura vive in aree geografiche che lo costringono ad un periodo d’ibernazione è consigliabile anche in cattività permettere che questo avvenga perché sembra sia importante per il suo benessere generale e soprattutto per il corretto assetto ormonale. La temperatura di brumazione in cattività è mantenuta sui 18°C ed il fotoperiodo diminuito a 6-8 ore di luce.
Anche in condizioni costanti di temperatura, illuminazione ed umidità, con l’arrivo della stagione fredda (ottobre - novembre nel nostro emisfero) i pogona tendono a diminuire il metabolismo presentando una certa letargia e diminuzione d’appetito. Si può assecondare questo naturale comportamento abbassando gradatamente temperatura ed illuminazione fino ad arrivare a 18°C e 6-8 ore di luce. Prima di arrivare a questi parametri dovranno attraversare un periodo di transizione di quattro settimane: per due settimane non si somministra cibo, passato questo periodo si riducono gradualmente la temperatura e le ore di luce in altre due settimane fino ad arrivare ai valori già detti. Raggiunti i parametri di brumazione, gli animali si tengono in questa condizione per 6-8 settimane; la luce può essere completamente spenta, lo stesso si può fare con i sistemi di riscaldamento, sempre che la temperatura del locale in cui è alloggiato il terrario non scenda sotto i 18°C. 


Durante il periodo di brumazione, i pogona rimangono inattivi nel rifugio o in ogni caso nascosti. Non dovrebbero perdere peso perché il metabolismo è rallentato, in caso avvenisse è opportuno controllare che non sia in corso qualche evento patologico. Può essere fatto un bagno in acqua tiepida riscaldata in modo graduale (dai 18 ai 28-30°C) con l’animale immerso, in questo modo si controlla se con l’aumento della temperatura il soggetto si riattiva normalmente e contemporaneamente gli si dà possibilità di reidratarsi nel caso la perdita di peso fosse dovuta a disidratazione. Se si sospetta che l’animale non sia perfettamente in salute deve essere fatto visitare ed eventualmente risvegliato gradualmente e mantenuto sveglio e al caldo per effettuare le cure del caso.
Terminato il periodo previsto per la brumazione, la temperatura e l’illuminazione saranno riportate gradatamente ai valori standard nell’arco di un paio di settimane.
Solamente soggetti sani possono subire la brumazione, quindi è opportuno che siano precedentemente visitati e che sia effettuato almeno un esame delle feci per la ricerca di parassiti e se necessario l’adeguato trattamento medico.

COMUNICAZIONE E SEGNALI CORPOREI
In natura il maschio dominante s’incarica di difendere il territorio da altri maschi adulti. Prima di passare all’aggressione vera e propria esprime il suo intento con una serie di segnali corporei come l’estroflessione e l'annerimento della barba, soffi minacciosi, lo spalancare la bocca, l’agitare la coda, il fare piccoli salti incurvandosi, dondolare la testa su e giù. Durante il corteggiamento sono utilizzati alcuni di questi segnali ed altri come l’inclinazione della testa e del corpo, flessioni, rotazione degli arti etc.

Estroflessione della barba
In caso di nervosismo, eccitazione o a scopo di minaccia i draghi barbuti possono estroflettere la pelle della gola grazie all’apparato ioideo (un’impalcatura di sottili ossa), in questo modo frontalmente appaiono con una sorta di barba circolare dai margini appuntiti. La pelle della gola inoltre può divenire nera nei maschi ed a scurirsi con minore intensità nelle femmine. Quest’atteggiamento può essere accompagnato da apertura della bocca, sibili e soffi e dal sollevamento del corpo sulle quattro zampe.

Head bobbing
(Movimento a scatti della testa in senso verticale)

E’ un comportamento comune a tutti gli agamidi ed a molti altri sauri ed a volte è accompagnato anche da analogo movimento della prima parte del tronco; lo eseguono soprattutto durante il corteggiamento e per dare segnali di gerarchia. Il segnale di risposta di un maschio subordinato o di una femmina non recettiva è l’"arm waving".

Arm waving
  (Movimento circolare di un arto anteriore)

La circonduzione degli arti anteriori è un segnale di sottomissione che serve a calmare il maschio dominante. Consiste nel fare ruotare alternativamente gli arti anteriori.
In natura la gerarchia è mantenuta grazie a vari segnali rituali che servono a limitare i combattimenti e a stabilire le precedenze alimentari e riproduttive. A volte quando i segnali non sono sufficienti si arriva allo scontro fisico. In cattività la minor disponibilità di spazio fa sì che gli scontri possano essere più frequenti e gravi. Allevati in gruppo, questo dovrebbe essere composto di un maschio e più femmine. All’interno dell’harem si stabilirà un sistema gerarchico mantenuto con gli stessi meccanismi ma con manifestazioni più moderate.
Il rituale di corteggiamento è orientato a far apparire il maschio più grande e forte ed a mostrare la parte dorsale del corpo: è gonfiata la barba e contemporaneamente si esegue l’head bobbing, la pelle della gola ed in alcuni soggetti la parte terminale della coda cangiano in nero, il tronco è sollevato da terra ed a volte inclinato lateralmente, la coda è fatta ondeggiare lentamente orizzontalmente.
La femmina recettiva si appiattisce e quando pronta all’accoppiamento solleva leggermente la coda. Durante l’accoppiamento, il maschio morde sul dorso del collo la femmina standole sul dorso e appone la sua cloaca a quella della femmina. L’accoppiamento avviene mediante uno dei due emipeni.

CONVIVENZA CON ALTRI ANIMALI

Quarantena
Prima di considerare la possibilità di tenere nello stesso terrario diversi animali della stessa specie o di specie diverse o addirittura di ordini diversi è importante parlare della quarantena.
Un adeguato protocollo di quarantena è importante per proteggere gli animali già in possesso. Tutti i nuovi arrivi dovrebbero essere sottoposti ad una visita completa e ad esami per evidenziare eventuali segni di malattia. Anche se l'animale è negativo a visita ed esami e quindi apparentemente sano, va isolato in una zona diversa rispetto agli altri animali.
La durata del periodo di quarantena dovrebbe essere di almeno 1-2 mesi, ma per certe malattie potrebbero essere necessari anche 6-12 mesi.
Durante il periodo di quarantena l'animale va tenuto sotto osservazione per l'insorgenza di segni clinici, visitato e sottoposto ad esami per la ricerca dei parassiti (soprattutto parassiti intestinali e cutanei).
Se insorgono sintomi di malattia la quarantena va naturalmente prolungata fino a risoluzione del problema.
Il terrario di quarantena dovrà contenere il minimo indispensabile di accessori per garantire il benessere dell’animale: il substrato, che sarà rappresentato da carta da rinnovare giornalmente, una ciotola per il cibo, un rifugio ed una postazione per l’irraggiamento in materiale facilmente lavabile e disinfettabile. I parametri ambientali anche e soprattutto nel periodo di quarantena dovranno essere gli stessi già consigliati per il mantenimento in generale.

COINQUILINI

Stessa specie
In linea di massima i pogona possiedono un certo grado di socialità e possono - con le dovute precauzioni - essere tenuti in piccoli gruppi o meglio harem costituiti da un maschio e 2-3 femmine. La dimensione del terrario ed il suo arredamento devono essere tali da minimizzare il più possibile le competizioni e facilitare la fuga degli animali eventualmente aggrediti (rifugi, diverse zone d'alimentazione, diversi punti caldi etc.). Naturalmente per motivi di spazio vitale non è semplice ricreare una situazione ideale in terrario, quindi se non è possibile fornire uno spazio ed un’attenzione adeguata si consiglia di mantenerli singolarmente. Altra cosa importante da considerare è la dimensione dei vari individui tenuti assieme. Gli esemplari più piccoli se confinati assieme a soggetti più grandi ed aggressivi possono essere psicologicamente intimiditi ed allontanati dalle zone d’alimentazione e d’insolazione, se non feriti o uccisi; spesso i rettili possono mangiare individui della stessa specie se la dimensione lo permette e rettili di dimensioni analoghe possono causarsi reciprocamente notevoli danni fisici.

Specie diverse ''Compatibili''
In linea di massima è sconsigliata la convivenza tra specie diverse. Se dovessero essere alloggiate assieme specie diverse, dovrebbero essere compatibili dal punto di vista ecologico, ossia non devono competere per la stessa nicchia e devono essere adattate allo stesso identico habitat, cosa tutt'altro che facile.
Ovviamente bisogna considerare l'eventualità di predazione, di aggressività e di dimensioni.
Altra cosa importante, non devono alimentarsi con cibi potenzialmente pericolosi per il coinquilino (per esempio specie onnivore / insettivore alloggiate con specie strettamente erbivore che all'occasione potrebbero alimentarsi con proteine animali).

Specie diverse da località diverse
Specie provenienti da diverse aree geografiche non dovrebbero essere alloggiate nello stesso terrario. Oltre ad ovvie considerazioni sul diverso habitat, anche se fosse lo stesso è ugualmente sconsigliabile questo tipo di convivenza perché ogni animale alberga nel proprio organismo batteri, virus e parassiti. Una determinata microflora batterica o dei parassiti che possono essere solamente commensali o in equilibrio con una determinata specie possono diventare patogeni e fatali quando entrano in animali con cui non sono mai venuti a contatto.

   RIPRODUZIONE
      Può sembrare ovvio, ma è molto importante la scelta dei riproduttori: i futuri genitori dovranno essere soggetti sani, ben alimentati, che non abbiano una parentela diretta tra loro e che abbiano almeno un anno d’ età o che pesino almeno 250/300 grammi.

DIMORFISMO SESSUALE
Le caratteristiche sessuali secondarie compaiono con la maturità sessuale, che in genere avviene quando gli animali raggiungono all’incirca i 30 centimetri di lunghezza totale (il che può verificarsi sui sei mesi d’età), quindi è virtualmente impossibile distinguere il sesso negli individui immaturi.
A parità d’età (e di mantenimento nelle medesime condizioni ambientali ed alimentari), i maschi adulti presentano una taglia maggiore ed una testa più massiccia. L’apertura cloacale è più ampia nei maschi. I maschi presentano i pori femorali più grandi e scuri rispetto alle femmine nelle quali a volte sono assenti. Nei maschi osservando la base della coda ventralmente, questa è più larga rispetto alle femmine e mostra una leggera depressione subito caudalmente alla cloaca.
I maschi sono solitamente più inclini mostrare la barba (colorata di nero quando i soggetti sono particolarmente eccitati), e frequentemente compiono rapidi movimenti verticali della testa (il cosiddetto "head bobbing").
Gli immaturi possono essere sessati mediante estroflessione degli emipeni ("popping") eseguita comprimendo delicatamente alla loro base. L’esito negativo di questa prova però non dà la sicurezza che si tratti di una femmina.

STAGIONE RIPRODUTTIVA
I draghi barbuti in natura si accoppiano seguendo ritmi stagionali (perlomeno nelle aree geografiche in cui avvengono tali variazioni), in modo che accoppiamenti e nascite avvengano nel periodo più favorevole.
Nelle aree in cui i pogona subiscono la brumazione, il risveglio da questa diminuzione di attività coincide con l’avvento della stagione riproduttiva. In cattività quindi per indurre l’accoppiamento può essere consigliabile far subire ai soggetti riproduttori un periodo di latenza.

ACCOPPIAMENTO
Per favorire l’accoppiamento è consigliabile tenere separati i riproduttori per alcuni mesi, o per le 6-8 settimane di brumazione, e riunirli dopo il periodo di latenza. In genere dopo 2-3 settimane dalla fine dell’ibernazione i maschi cominciano a corteggiare le femmine.
La copula è preceduta da un rituale di corteggiamento da parte del maschio che comprende vari atteggiamenti, quali l’head bobbing, l’estroflessione e lo scurimento della barba, in alcuni soggetti lo scurimento dell’apice della coda, il sollevamento del corpo sulle zampe e l’inclinazione laterale per mostrare il dorso. La coda può essere mossa sinuosamente con lenti movimento laterali.
Le femmine possono reagire in vario modo con l’arm waving, scappando, raggomitolandosi, a volte affrontando il maschio con l’head bobbing; poi se recettive, accettano il maschio appiattendosi al suolo e sollevando leggermente la coda. Il maschio sale sul dorso della femmina, la afferra con la bocca sulla regione cervicale e fa combaciare la propria apertura cloacale con quella della femmina per introdurre un emipene nella cloaca. Il maschio durante la copula utilizza un solo emipene. La copula dura generalmente poco più di un minuto e può ripetersi più volte durante la giornata.
In alcuni casi il maschio può essere particolarmente violento e causare danni fisici alla compagna, da lievi ferite ad amputazioni di dita e coda, fino a gravi lesioni potenzialmente letali. Per questa ragione è buona norma che l’accoppiamento sia attentamente monitorato. Disporre di un harem piuttosto che di una coppia è una buona soluzione per dirottare su più femmine la carica sessuale di questi maschi.

GESTAZIONE E DEPOSIZIONE
Le prime covate e quelle delle femmine "anziane" (più di 6 anni) generalmente non superano le dodici uova, mentre femmine di 2-4 anni possono produrre anche una trentina di uova. In generale le covate vanno da 4 a 35 uova (in casi eccezionali più di 60). Durante il periodo di gestazione, l’alimentazione dovrà essere particolarmente curata in quantità, varietà ed integrata con calcio. La femmina durante lo sviluppo delle uova passa parecchio tempo sotto la lampada riscaldante. Dopo qualche settimana dall’accoppiamento si osserva un aumento di volume dell’addome caudale e un'alterazione del profilo dei fianchi causato dalle uova. La durata della gestazione può essere variabile secondo il numero di uova e delle condizioni di allevamento (in genere 6 settimane), in ogni caso una diminuzione ed interruzione dell’assunzione di cibo ed un certo nervosismo generalmente indicano un’imminente deposizione anche se non sempre occorrono. Nei terrari non forniti di substrato "naturale", in prossimità della data presunta di deposizione si metterà a disposizione della femmina almeno una cassetta nido dove poter deporre le uova. Questa dovrà contenere della sabbia di fiume leggermente umida per uno spessore di almeno 15-20 cm. La sabbia dovrà essere ben lavata e preferibilmente sterilizzata. La femmina cercherà un posto adatto alla deposizione, in genere dove il substrato raggiunge una temperatura di 25-30°C ed ha nello stesso tempo un’umidità adeguata. Queste operazioni di scavo e di ricerca del luogo adatto potranno iniziare diverso tempo (anche un mese) prima della deposizione. Durante questo periodo se è utilizzata una cassetta nido è opportuno mantenere pulita e sempre leggermente umida la sabbia. Dopo aver deposto, la femmina ricopre il nido e lo camuffa abilmente tanto che è spesso difficile capire dov’è e l’unico indizio dell’avvenuta deposizione è il dimagramento della madre. Nell’alloggiamento in harem o coppie è sempre opportuno allontanare il maschio qualche settimana prima della data presunta per la deposizione.

FERTILIZZAZIONE RITARDATA
I pogona, come molti altri rettili, hanno la possibilità di immagazzinare spermatozoi nell’ovidotto per un certo periodo, fenomeno chiamato anfigonia ritardata. Possono quindi depositare diverse covate da un solo accoppiamento; sono state documentate fino a sette covate dopo un solo accoppiamento. Gli spermatozoi sono immagazzinati nel receptaculum seminis, una struttura allungata, tubolare e ramificata che si trova vicino alle ghiandole del calcio nell’ovidotto.

INCUBAZIONE
Per ottenere una percentuale di schiusa più alta possibile, le uova saranno rimosse e poste in un’incubatrice, prestando attenzione a non girarle sottosopra per non danneggiare l’embrione. Sarà opportuno aspettare qualche ora prima di rimuoverle per aspettare che s’induriscano.
Il substrato più utilizzato per l’incubazione delle uova dei rettili è la vermiculite. Le uova vanno interrate per circa metà nella vermiculite umida (rapporto vermiculite:acqua di 1:1 in peso, ad es. 100 g vermiculite e 100 g d’acqua) e distanziate l’una dall’altra 3 centimetri. Bisogna tenere presente che le uova durante l’incubazione aumenteranno di dimensione.
La temperatura d’incubazione preferibile è di 26-31°C; sopra quest’intervallo occorrono gravi danni e morte embrionale, temperature al di sotto sono meno pericolose (secondo alcuni autori potrebbero essere incubate fino ad un minimo di 22°C, ma potrebbero esserci delle ripercussioni negative sull’embrione legate a ritardo nello sviluppo e ad un eccessivo prolungamento dei tempi d’incubazione). A queste temperature la schiusa avviene tra i 55 e gli 86 giorni dalla deposizione, con tempi più lunghi corrispondenti alla più bassa temperatura d’incubazione. Le uova non vitali, ammuffite, scure, collassate vanno eliminate. La vitalità delle uova può essere valutata mediante speratura, vale a dire guardandole controluce utilizzando una fonte di luce concentrata. Una volta a settimana bisognerà controllare le uova per eliminare quelle non vitali ed il substrato per il grado d’umidità. Durante il periodo d’incubazione è importante che l’umidità atmosferica sia alta (85%), ma le uova non devono essere bagnate, a questo proposito bisognerà prestare attenzione a cosa si usa per coprire l’incubatrice per fare in modo che le gocce di condensa del coperchio non cadano sulle uova, eventualmente utilizzando una copertura inclinata.



SCHIUSA E GESTIONE DEL NEONATO
Uno o due giorni prima della nascita le uova cominceranno a presentare sul guscio delle goccioline d’acqua. I piccoli generalmente nascono in tempi molto vicini l’uno dall’altro, di solito entro 24 ore dalla prima schiusa. Osservando per la prima volta una covata in schiusa si può avere la tentazione di aiutare i piccoli ad uscire dall’uovo, perché sembrano sfiniti e troppo deboli per farlo. L’uscita dall’uovo non è un processo rapido e continuo: la lucertolina fa dei movimenti energici, poi si ferma immobile a riposarsi spesso con gli occhi chiusi e dà l’impressione di essere morta o poco vitale. Il più delle volte va tutto bene ed è opportuno non cedere alla tentazione di aiutarli ad uscire, in modo da evitare con manualità scorrette di ferirli e di danneggiare i vasi ombelicali che possono essere ancora collegati al sacco vitellino. Immediatamente dopo la schiusa i neonati vanno mantenuti su di un substrato di carta morbida leggermente inumidita, ad una temperatura di circa 30°C, fino a che non si sarà completamente riassorbito il sacco vitellino. Questo per evitare infezioni o prolassi del sacco vitellino attraverso la cicatrice ombelicale.
Passato questo periodo, i neonati vanno mantenuti nelle stesse condizioni ambientali (fotoperiodo, luce, temperatura/gradiente termico, umidità) già descritte per gli adulti. Inizialmente si utilizzeranno piccole teche da 80 X 60 X 40 per 4-5 esemplari, con arredamento essenziale in cui sia compreso almeno un rifugio e del substrato di carta. Si consiglia di separare la covata in gruppi di pochi soggetti per monitorare più efficacemente ogni singolo esemplare, per evitare eccessive competizioni per il cibo e per separare soggetti più deboli o eccessivamente aggressivi.
L’acqua da bere sarà messa a disposizione con una ciotola bassa, ed eventualmente nebulizzata almeno una volta il giorno. Inizialmente se sembra non utilizzino la ciotola, si può "insegnarne" loro l’utilizzo mettendoli per qualche volta direttamente a bagno. Si potrà utilizzare carta come substrato; è assolutamente invece da evitare la sabbia, poiché i giovani sono soggetti a costipazioni potenzialmente letali ancor più degli adulti. L’alimentazione sarà la stessa che per gli adulti, ma adeguatamente dimensionata e naturalmente integrata con calcio. In linea di massima sono sicuramente più attratti dagli insetti, ma possono essere abituati precocemente ai vegetali.

GESTIONE SANITARIA E MEDICINA PREVENTIVA
Per far sì che gli animali si mantengano in salute, è molto importante che siano rispettate alcune semplici, ma a volte disattese norme igieniche e gestionali.

IGIENE GENERALE
Rispettare un rigido protocollo di quarantena.

Rimuovere le feci più frequentemente possibile. A questo proposito spesso i draghi barbuti defecano sempre o con maggiore frequenza su di un unico posto, quindi può essere utile interrare in quella zona una cassetta di plastica ed oltre a rimuovere le feci di volta in volta, si può svuotare e disinfettare periodicamente il contenitore.

Il substrato andrà cambiato quando necessario, ma comunque almeno una volta l’anno ed in quell’occasione va eseguita una pulizia e disinfezione a fondo di tutto il terrario.

Lavare e disinfettare periodicamente (almeno una volta a settimana) le ciotole per l’acqua ed il cibo.

Rimuovere giornalmente il cibo non consumato.

Cambiare l’acqua da bere ogni volta che si sporca.

Lavare e disinfettare gli elementi decorativi, i rifugi e gli altri accessori una volta il mese.

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